"I pugliesi hanno fatto la loro parte", lettera di Mineo al Presidente Napolitano
"I pugliesi hanno fatto la loro parte. Dico non a caso i pugliesi, perché la legge è stata il frutto di un’iniziativa di carattere popolare (la proposta è partita dalle associazioni ambientaliste, dai Comuni e dalle Province ed è stata sottoscritta da oltre 15.000 cittadini), in applicazione dello Statuto della Regione Puglia. Adesso, spetta agli altri livelli istituzionali fare altrettanto". Nella lettera aperta del vicepresidente della regione Puglia, Luciano Mineo, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, recentemente intervenuto sul tema della circolazione dei rifiuti, c'è un esplicito riferimento all'iniziativa legislativa popolare promossa dai comitati jonici e dal comitato "Vigiliamo per la discarica".
Lettera di Luciano Mineo al presidente della Repubblica Giorgio Napoletano
Il vicepresidente del Consiglio regionale della Puglia, Luciano Mineo, ha inviato la seguente lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
“Carissimo Presidente,
Le esprimo la profonda gratitudine mia personale e dell’intero Consiglio regionale della Puglia per l’equilibrio, la serenità e l’altissimo senso dello Stato con cui sta svolgendo la sua funzione istituzionale.
In un momento così delicato della vita del Paese, Ella costituisce un punto di riferimento per le istituzioni, per tutte le forze politiche e, soprattutto, per l’intero popolo italiano.
Nella giornata di ieri, Ella ha ricordato che una parte dei rifiuti speciali prodotti dal nord dell’Italia viene smaltita nelle regioni del Sud. Si tratta di un’affermazione quanto mai giusta e pertinente.
Questa realtà ha alcune conseguenze: quella di consentite che rifiuti altamente pericolosi possano circolare lungo le reti stradali ed autostradali italiane, anche per molti chilometri; quella di mettere a rischio la tenuta ambientale del territorio meridionale del nostro Paese; infine, quella di favorire attività di smaltimento illecite, quando non addirittura legate alla criminalità organizzata.
Il Consiglio regionale della Puglia, nei mesi scorsi, ha approvato, quasi all’unanimità, una legge, volta ad impedire lo smaltimento indiscriminato di rifiuti speciali negli impianti realizzati nel territorio pugliese. Lo ha fatto introducendo il principio di “prossimità”. Tutti coloro che intendono smaltire rifiuti speciali in Puglia – questo prevede la legge – devono dimostrare che per loro non è stato possibile smaltire gli stessi rifiuti in siti ubicati lungo il percorso che intercorre tra la sede di produzione dei rifiuti ed i centri di smaltimento della Puglia.
Senza la suddetta certificazione non possono essere autorizzati a smaltire i rifiuti nella nostra Regione.
Si tratta di un principio – quello di prossimità, appunto – assolutamente lineare e, a nostro parere, legittimo. Il fine, in sostanza, è quello di indurre ogni regione a dotarsi di impianti di smaltimento o, quanto meno, a smaltire i rifiuti nei siti più “prossimi” alla sede di produzione.
Se questo principio – che già vale per i rifiuti solidi urbani - fosse sancito da una legge dello Stato molte cose cambierebbero e tutta la gestione dei rifiuti speciali sarebbe più lineare e produrrebbe un minore impatto ambientale.
Purtroppo, la legge pugliese in questione è, in questo momento, sottoposta a giudizio di costituzionalità. I gestori delle discariche sostengono che i rifiuti debbano essere considerati alla stregua delle merci e, dunque, oggetto di libera circolazione. In sostanza, un chilo di rifiuti tossici dovrebbe essere equiparato ad un chilo di pasta o di carne.
E’ del tutto evidente che questa equiparazione non può reggere. I rifiuti sono da considerarsi una merce assolutamente speciale, la cui libera circolazione non può che costituire un pericolo per l’ambiente e, quindi, per la vita umana.
Naturalmente, è chiaro che in casi del tutto eccezionali nessuno può sottrarsi al principio della solidarietà. Nemmeno la Puglia lo ha fatto o lo intende fare. Ad esempio, quando i vari commissari che gestiscono l’emergenza rifiuti in Campania ci hanno chiesto di smaltire anche grandi quantità di rifiuti nella nostra Regione non ci siamo opposti, anzi, abbiamo ritenuto un nostro dovere dare una mano ad una comunità in difficoltà.
Una cosa, però, sono le situazioni di emergenza, in cui a tutti è richiesto uno sforzo di carattere nazionale, altra cosa è consentire una gestione ordinaria dei rifiuti speciali che considera gli stessi una merce a cui consentire la libera circolazione su tutto il territorio nazionale.
La Puglia , con la propria legge, ha ritenuto di sollevare una grande questione, di valore non solo regionale ma, addirittura, nazionale.
Qualora la legge pugliese dovesse superare il giudizio di costituzionalità della Suprema Corte, saremmo di fronte ad una novità straordinaria, che potrebbe modificare in profondità l’intero sistema della gestione e dello smaltimento dei rifiuti.
I pugliesi hanno fatto la loro parte. Dico non a caso i pugliesi, perché la legge è stata il frutto di un’iniziativa di carattere popolare (la proposta è partita dalle associazioni ambientaliste, dai Comuni e dalle Province ed è stata sottoscritta da oltre 15.000 cittadini), in applicazione dello Statuto della Regione Puglia. Adesso, spetta agli altri livelli istituzionali fare altrettanto.
L’auspicio è che la Suprema Corte sancisca la costituzionalità della legge pugliese; ma anche che il Parlamento faccia proprio il principio di “prossimità”, introducendo una novità significativa nel sistema di smaltimento dei rifiuti speciali.
Sono certo che per la sua grande sensibilità verso i problemi del Paese e verso il sistema delle regioni e delle autonomie locali, Ella vorrà accompagnare l’impegno di una Regione del Mezzogiorno che sta cercando in tutti i modi di fornire idee e soluzioni ad una grande questione nazionale.