il territorio di Monteparano tra spreco e scempio
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Diga Occhito, accuse e opere incompiute
di FRANCO GIULIANO
BARI - In una regione che lotta da sempre contro la siccità, l’immagine della diga di Occhito che sversa acqua sui terreni circostanti, oltre che un delitto (come recita la campagna di comunicazione della Regione costata oltre un milione di euro), offende l’intelligenza dei pugliesi ai quali si chiede da sempre di risparmiare acqua. Ma soprattutto pone un interrogativo: ma davvero quell’acqua non poteva essere risparmiata?
Secondo Antonio Motolese, ex sindacalista della Cgil, oggi consulente idrico del Comune di Taranto («incarico che non prevede alcun compenso») «anzicchè aprire le paratie della diga, sarebbe bastata una semplice operazione idraulica: aumentare l’acqua da immettere nella rete Aqp prelevandola da Occhito, e ridurre il prelievo dalla diga del Sinni, semivuota rispetto alla capienza».
Invece la stessa operazione eseguita tre giorni fa alla diga di Occhito sarebbe stata ripetuta a fine novembre anche con la diga di San Giuliano, dalla quale sarebbero stati persi oltre 10 milioni di metri cubi di acqua. «Anche in questo caso - spiega Motolese - sarebbe bastato immettere quest’acqua nell’invaso del Pappadai inutilizzato da vent’anni. Un’opera che potrebbe fornire acqua al Salento e alla zona orientale di Taranto, dove invece la Regione vorrebbe realizzare costosissimi dissalatori».
Ma di gigantesche opere idriche mai utilizzate o abbandonate la Puglia è piena. Tra tutte due grandi incompiute: la Traversa del Sarmento (in Basilicata) e il fiume Tara che sversa in mare 30 milioni di metri cubi di acqua l’anno. Preziosa acqua che invece potrebbe essere dirottata appunto nella diga del Pappadai, risolvendo definitivamente l’emergenza del territorio (emergenza dovuta anche al fabbisogno dell’Ilva, che da sola «beve» 10 milioni di metri cubi d’acqua all’anno). (*)
Condotte bucate (quelle dell’Aqp che però giura di avere avviato i lavori per tapparle), fiumi di acqua che finiscono dispersi in mare. Eppoi investimenti mai fatti, impianti di dissalazione (da 70 milioni di euro ognuno previsti a Manduria, Brindisi e Bari) che forse mai si faranno per l’opposizione dei Comuni interessati. O la storia delle grandi opere fantasma «abbandonate». Come la diga del «Pappadai», appunto, nel territorio di Monteparano. Un’opera imponente, che avrebbe dovuto contenere 20 milioni di metri cubi di acqua, costata 575 miliardi di vecchie lire e mai entrata in funzione.
La «storia dell’acqua» a questa latitudine è costellata di leggende. Tra queste la più surreale è forse quella del Sarmento. Un’opera (400 metri di galleria che separano lo sbarramento del Sarmento dall’invaso del Sinni per appena 6 milioni di euro) i cui lavori risalgono al 1982 e che avrebbe dovuto far confluire nella diga del Sinni ben 100 milioni di metri cubi provenienti dal Pollino. Acqua che invece scompare in mare, perché l’Ente Irrigazione della Puglia e della Basilicata per anni si era dimenticato di appaltare quei 400 metri. Ora (a maggio scorso) la traversa è stata finalmente appaltata. La consegna prevista il 30 giugno potrebbe, però, essere rinviata. E l’acqua continuerà a finire in mare. 10/3/2009
(*) acqua dell'Acquedotto pugliese!!! (ndr)