raccolta differenziata al 4,5%!
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primi dati del V rapporto sulla qualità ambientale delle aree metropolitane
FIRENZE. Sono stati anticipati alcuni dati contenuti nel “V Rapporto sulla Qualità ambientale nelle aree metropolitane” elaborato da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), durante la presentazione di Ecopolis 2009 e dell’11a Conferenza nazionale delle Agenzie ambientali che si terranno dall’1 al 3 aprile a Roma negli spazi della Nuova Fiera.
Complessivamente l’ambiente delle città italiane non è idoneo per una buona qualità della vita dei suoi cittadini. I primi dati messi a disposizione rilevano una qualità dell’aria preoccupante per la salute dei nostri polmoni, e una raccolta differenziata che non decolla; lievi miglioramenti invece per quanto attiene il consumo idrico.
Su 33 città italiane soltanto 4 sono riuscite a contenere il numero di superamenti giornalieri nei 35 giorni previsti dalla legge per le polveri sottili. La raccolta differenziata è effettuato in modo troppo disomogeneo sul territorio. Al sud la situazione più critica: Palermo, Taranto e Messina sono le città con i livelli più bassi di raccolta differenziata, con percentuali rispettivamente pari al 6,2%, 4,5% e 2,3%.
In controtendenza Bari che, nel 2007, raccoglie in modo differenziato il 12,1% della produzione totale di rifiuti urbani a fronte di un valore pari al 18,3% osservato nel 2006. Meglio per quanto riguarda i consumi idrici con il passaggio da 67,04 a 65,5 metri cubi il consumo pro-capite medio annuo di acqua nelle aree esaminate. I dati sono frutto del lavoro delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente che si confronteranno sugli strumenti da mettere a disposizione di cittadini ed amministratori locali, per rendere le città realmente sostenibili.
«La Conferenza nazionale di quest’anno - ha dichiarato Vincenzo Grimaldi commissario dell’Ispra - sarà dedicata al tema dell’ambiente urbano, sia per gli aspetti caratterizzanti il suo stato di salute, in stretta relazione con la qualità della vita dei cittadini, sia per la pressione che esercita sugli ecosistemi circostanti. Non solo. Ampio spazio sarà dato anche alle possibili integrazioni tra le politiche ambientali e quelle per la salute dei cittadini, passando dall’epidemiologia all’illustrazione dei rischi sanitari emergenti a causa di fattori ambientali. Gestire il rischio sanitario dovuto a fattori ambientali è un’impresa complessa. Se da un lato è fondamentale assicurare un adeguato livello di conoscenza delle relazioni di causalità tra esposizione e patologie, dall’altro è necessario pianificare correttamente le azioni di vigilanza e di intervento» ha concluso Grimaldi.