Inquinata la falda acquifera sotto l'inceneritore di Melfi
Un’ordinanza del sindaco di Melfi del 13 marzo scorso vieterebbe l’utilizzo dell’acqua presente nei pozzi siti all’interno del perimetro di Fenice e fino a valle. Lo rende noto Michele D’Anghela del comitato di Melfi contro l’inceneritore . “L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Basilicata, che periodicamente fa i rilevamenti nella Zona, - riferisce D’Anghela - ha comunicato in data 3 marzo al sindaco di Melfi lo stato dell’inquinamento delle falde acquifere sotterranee, non solo nel perimetro del termodistruttore, ma anche a valle». «Solo successivamente, in data 12 marzo l’azienda Fenice ha comunicato al sindaco quanto già comunicato dall’Arpab». D’Anghela ha denunciato come mai Fenice “ non abbia fatto prima dell’Arpab i rilievi a cui chiediamo di pubblicare tutti i dati per rendere manifesta la situazione ambientale non solo di Fenice ma dell’intera zona?». L’appello di D’Anghela è rivolto anche a tutti i comuni dell’area nord di Basilicata che sono interessati dal fenomeno. «Devono a loro volta munirsi del rilevatore di inquinamento che c’è comunque ed è costante, così come ne è dotato il comune di Melfi. Chiediamo al sindaco Ernesto Navazio di convocare un consiglio comunale aperto con i sindaci dell’area nord, assieme all’Asl ed alla Regione per fare il punto sulla situazione critica e porre rimedio a questo grave problema». «Vogliamo sapere cosa succede al nostro ambiente” . Considerando anch e l’aumento del numero di tumori in Basilicata il problema della sorveglianza ambientale deve essere al primo posto in tutte le amministrazioni. Anche i cittadini sono chiamati a mobilitarsi per difendere la propria salute». La OLA si associa alla richiesta del Comitato di Melfi e chiede di far luce sulla grave situazione ambientale causata dall’inceneritore Fenice nell’area del Vulture-Melfese.
Pubblicato il: 27 Marzo 2009 - Ore 11:33
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