http://www.step1.it/index.php?id=5353-quant-e-difficile-informare-sull-ambiente
Quant’è difficile informare sull’ambiente
di Stefania Oliveri | 07/04/2009 |
Al Festival Internazionale di Perugia si è discusso anche di “giornalismo di inchiesta ambientale”. In un momento in cui dominano gli editori che non pubblicano e i giornalisti che subiscono censure.
Com’è possibile che il problema ambientale sfugga all’informazione? Perché se ne parla nei documentari, nei libri, e non lo si legge sui giornali? Perché si stendono veli sulla questione delle ecomafie? Queste alcune delle domande emerse durante il seminario “Il giornalismo di inchiesta ambientale”, tenutosi a Perugia in seno al Festival Internazionale del Giornalismo.
A parlarne Andrea Purgatori, giornalista e scrittore nonché moderatore dell’incontro, Silvie Coyaud, giornalista scientifica, Maso Notarianni, direttore di PeaceReporter, Carlo Vulpio, inviato del Corriere della Sera e Giuseppe Ruggiero regista del documentario Biùtiful Cauntri.
Un’occasione in più, questa del festival, per porre attenzione sui “fatti” delle ecomafie e dello smaltimento dei rifiuti delle Regioni, della corruzione e del nepotismo. “Fatti e non avvenimenti”, ci tiene a sottolineare Carlo Vulpio, “che riguardano il tema ambientale di cui spesso non viene fatta menzione sui giornali”. Infatti quasi nessun giornale o tv si carica del peso di parlare dei 142 milioni di tonnellate di rifiuti speciali scomparsi nel nostro Paese - secondo gli studi dell’Osservatorio Nazionale - in un arco temporale di ben nove anni; oppure dell’Ilva di Taranto, analizzata più e più volte da Legambiente. Il silenzio è consentito fino a quando non scoppia la “notizia” e anche in quel caso si cerca di coprire il letto con una coperta dai lembi troppo corti.
Succede che i “poteri forti” hanno le mani sull’informazione e così diventa difficile far trapelare le notizie. “Ci proviamo con i documentari - dichiara il regista dell’azzeccato “Biùtiful Cauntri” - a raccontare, sperando che non si inflazioni anche questo settore, perché almeno per ora qui le notizie passano”. Significativa la battuta scritta da Andrea Purgatori in “Fort Apache”, riportata da Ruggiero durante l’incontro, “ci sono giornalisti-impiegati e giornalisti-giornalisti. Quest’ultimi portano le notizie nelle redazioni e le notizie sono rotture!”. Dal dibattito emerge anche un sistema che offre ai giornalisti, nel migliore dei casi, la possibilità di scrivere sui temi dell’inquinamento per le appendici dei giornali; nel peggiore, la censura o il licenziamento. “Io sono stata cacciata dalla Rai e da Radio 24” afferma Silvie Coyaud, seduta ad un tavolo in cui tutti si sentono “dei cacciati”, perché in un periodo di crisi come questo “la divulgazione scientifica è un lusso e perciò si preferisce dare spazio allo spettacolo”. Insomma negli ultimi anni la questione ambientale è finalmente sotto i riflettori e sulle agende dei governi mondiali. Ma le risposte sono ancora deboli e non hanno raggiunto obiettivi ottimali. “Non ci sono editori puri e prolifera l’autocensura. Ma questa è anche colpa nostra, perché non pretendiamo da tutti i giornalisti che lavorino con “passione civile”, dote essenziale da possedere per intraprendere questa professione nel modo più etico possibile”, afferma con tono concitato Maso Notarianni.
Di risposte certe per il futuro non ce ne sono. Di certo c’è solo che i giornalisti che subiscono censura sui giornali, trovano nella scrittura di libri - come Vulpio con il libro “Roba nostra” – o nella realizzazione di documentari - come Ruggiero con il film “Biùtiful Cauntri” - un modo per veicolare le notizie. D’esempio negativo è la questione dell’Ilva - impianto siderurgico con emissioni di diossina fuori dai limiti consentiti, che ha reso la città di Taranto la più inquinata d’Europa - di cui fino a poco tempo fa l’opinione pubblica ignorava la gravità.
A renderci speranzosi sono le parole degli ospiti intervenuti tra cui la Coyaud e Ruggiero: “Noi guadagniamo davvero poco rispetto al giro d’affari che c’è intorno a determinate case farmaceutiche, giornali o case di produzione cinematografica, ma siamo orgogliosi di lottare per la verità, anche senza soldi”.
http://lanazione.ilsole24ore.com/lucca/2009/03/30/161852-connet_presieduto_osservatorio_rifiuti_zero.shtml
Connet ha presieduto l'Osservatorio Rifiuti Zero
Paul Connet il professore universitario americano coordinatore del progetto internazionale “Rifiuti Zero” ha presieduto l’Osservatorio Rifiuti Zero che si è riunito nella ex sala giunta del Comune di Capannori
Lucca, 30 marzo 2009 - All’incontro, oltre a Connet, hanno partecipato l’assessore all’ambiente Alessio Ciacci, Rossano Ercolini, coordinatore italiano del progetto internazionale e i membri della commissione consiliare ‘Ambiente ed Ecologia’. Nel corso dell’incontro sono stati analizzati i dati 2008 della raccolta ‘porta a porta’. Dati molto lusinghieri per Capannori con il raggiungimento della media del 65% di raccolta differenziata. Una percentuale destinata a salire grazie alla prossima estensione del ‘porta a porta’ alle frazioni del Compitese prevista per il 6 aprile. Sono stati inoltre analizzati anche i molti progetti già realizzati sulla riduzione dei rifiuti, tra cui, il distributore del latte alla spina, l’eliminazione delle acque minerali dalle mense scolastiche, le Ecosagre, i pannolini riutilizzabili e i distributori di detersivi alla spina. Connet ha espresso grande apprezzamento per l’impegno profuso per la riduzione degli scarti. Per quanto riguarda le nuove iniziative si è parlato della progettazione di un centro per lo scambio e la vendita dell’usato. Domenica scorsa il sindaco Giorgio Del Ghingaro durante un incontro svoltosi al centro culturale di Tassignano ha consegnato a Paul Connet la medaglia di ‘Capannori Trentanni’ in segno di riconoscimento per l’importante attività che sta portando avanti per la riduzione totale dei rifiuti attraverso il loro completo riciclo.
---------
http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=690265
Rifiuti/ Bertolaso: Differenziata? Qui funzionano solo sanzioni
di Apcom
Scioglieremo Comuni che non garantiscono quota 25% entro l'anno
Rovereto (Trento), 3 apr. (Apcom) - Basta incentivi per la raccolta differenziata dei rifiuti. In Italia "funzionano solo le sanzioni". Ne è convinto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso, che a Rovereto, in provincia di Trento, ha partecipato all'incontro "L'affare dei rifiuti. Da problema a occasione di sviluppo di nuove tecnologie" all'interno del Festival delle città d'impresa. "Il nostro Paese - spiega Bertolaso -non è capace di sfruttare gli incentivi, da noi funzionano solo le sanzioni. Per la raccolta differenziata bisogna fare tutte le agevolazioni possibili ma poi bisogna passare alle sanzioni perchè è l'unico modo per poter diminuire le quantità di rifiuti che vengono portate in discarica". Il tema della differenziata, assicura il sottosegretario "arriverà lo stato come per l'emergenza rifiuti in Campania. Cominceremo a sciogliere quelle amministrazioni comunali che entro fine anno non saranno capaci di raggiungere il 25% di differenziata, perchè come hanno dimostrato alcune realtà al Nord ma anche al Sud, la differenziata si può fare. Non vedo alternative".
.................
http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=18832 31/03/2009
Ariel: un progetto per l´ottimizzazione del trattamento dei rifiuti indifferenziati Ma quali prospettive per il mercato dei prodotti riciclati?
di Riccardo Mostardini
FIRENZE. «Ottimizzare l’attuale gestione integrata dei rifiuti inserendo una nuova tecnologia nel sistema di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati, in grado di recuperare parte dei materiali plastici ed evitandone lo smaltimento in discarica»: questo è, secondo quanto si legge nel depliant di presentazione ufficiale, l’obiettivo del progetto Ariel, acronimo di Advanced recycling implementations to elide landfilling. Ariel vedrà la partecipazione di tre aziende attive nel ciclo dei rifiuti in Toscana (Publiambiente, Quadrifoglio, Asm), del consorzio Helios (che riunisce le tre aziende, e che si occuperà degli aspetti comunicativi) e della società di project management Pia, partecipata da Publiambiente. Il progetto, che è già iniziato a gennaio e ha il suo termine previsto nel febbraio 2012, avrà un costo totale di circa 2.150.000 euro, di cui circa un milione sarà co-finanziato dall’Unione europea attraverso lo strumento dei fondi Life+. L’iniziativa avrà attuazione «attraverso l’approccio dimostrativo, realizzando una soluzione tecnologica su scala pilota (che sarà realizzata presso gli impianti Asm di Prato, e potrà trattare circa 15.000 t/anno - nda) da inserire nei processi per il trattamento dei rifiuti» e definendo così «i criteri di progettazione per la linea di recupero dei materiali su scala reale, da introdurre negli impianti esistenti». Su una quantità totale di rifiuti urbani indifferenziati che al 2010, nel bacino territoriale interessato dal progetto, è prevista arrivare (al netto dell’attuazione degli obiettivi regionali in materia) a 477.000 tonnellate/anno, l’obiettivo di Ariel è giungere ad un recupero del 3-5% rispetto alla quantità di rifiuti in ingresso, un target che gli stessi gestori definiscono «limitato, ma ugualmente interessante perchè rappresenta un flusso di massa importante da sottrarre allo smaltimento finale». Attualmente, i rifiuti indifferenziati sono sottoposti solo ad una sorta di «trattamento meccanico, volto a ridurre gli impatti ambientali dello smaltimento separando la “frazione organica” degradabile destinata a stabilizzazione biologica prima di essere utilizzata come terra di copertura in discarica». A questa fase segue la cosiddetta “deferrizzazione”, e una successiva separazione della “frazione secca”, da destinare «alla valorizzazione energetica (previa raffinazione della stessa) o a smaltimento in discarica, dato che tale flusso ha per lo più perso le caratteristiche di putrescibilità del rifiuto iniziale rendendone ambientalmente più sostenibile lo smaltimento in discarica». Il progetto Ariel intende appunto aggiungere una ulteriore fase di trattamento dell’indifferenziato, con particolare attenzione alla plastica. E’ chiaro che il problema fondamentale è la possibilità di piazzare effettivamente sul mercato il materiale ottenuto dal trattamento: nonostante fin dal 1997 (legge sul Green public procurement) i comuni siano obbligati ad acquistare prodotti riciclati (o comunque caratterizzati da un basso impatto) nella misura del 30% (percentuale alzata al 40% dalla legge regionale Toscana), il mercato della plastica come materia prima secondaria continua a latitare, con la sola eccezione del mercato dei pallets. Sono comunque gli stessi gestori a sottolineare l’importanza del problema: la fase analitica iniziale del progetto, che durerà per tutto il 2009, comprenderà uno studio riguardante i mercati esistenti, e analisi relative all’accesso a questi mercati e alla «promozione di nuove filiere di mercato» su scala regionale-locale». E anche nella successiva fase di valutazione tecnologica (tra il 2009 e il 2010) saranno approfonditi gli aspetti relativi alla «relazione con le filiere del recupero materiali da raccolta differenziata e con l’industria di recupero/riciclaggio dei rifiuti industriali» su scala nazionale e internazionale.
Inoltre, come giustamente ha sottolineato Franco Cristo (Quadrifoglio) in sede di presentazione dell’iniziativa, è necessario «svolgere analisi relative ai comportamenti del mercato poichè è inutile accantonare montagne di vetro che poi non riusciamo a vendere». A questo proposito, comunque, è giusto anche considerare che – come ha ricordato Sandro Gensini di Asm - «la diminuizione dei prezzi della carta e della plastica, a causa della crisi, ha messo in difficoltà il mercato. Ma abbiamo di fronte il fatto che a livello mondiale si parla sempre più di economia verde e di una industria verde, che comprende ad esempio le energie rinnovabili e lo stesso ciclo dei rifiuti, e in futuro sono attesi investimenti a livello europeo per stimolare l’economia e l’industria verde»: quindi, Ariel non punta solo a dare un contributo al miglioramento delle tecnologie per il trattamento dei rifiuti, ma «comprende analisi per studiare il modo di giungere ad una nuova economia» e mira a «fare industria a partire dalla salvaguardia dell’ambiente». Anche Franco Mori (Publiambiente) ha citato tra gli obiettivi, oltre all’implementazione della gestione e del trattamento dei rifiuti, «lo sviluppo della filiera industriale del reimpiego». Particolare attenzione sarà destinata anche agli aspetti comunicativi poichè, come ricordato da Massimo Castellani di Pia, «il progetto non è una scatola chiusa di cui nessuno saprà niente», anzi esso sarà coerente con la natura dei progetti europei che tipicamente «valorizzano l’importanza della comunicazione». Il progetto Ariel intende «stimolare la partecipazione dei principali portatori di interesse» puntando al «dialogo con i cittadini tramite le associazioni (..), con i decisori, i responsabili della programmazione e le istituzioni» e in ultima analisi perseguendo, come già detto, «lo sviluppo di mercati per il riciclaggio».
..................
http://www.aostasera.it/articoli/2009/03/30/9279/contro-linceneritore-3200-firme-rifiuti-zero-propone-il-trattamento-meccanico-biologico
Contro l’inceneritore 3200 firme: Rifiuti Zero propone il trattamento meccanico biologico
Aosta - Le terza Commissione consiliare ha incontrato il presidente ed alcuni membri del comitato Rifiuti Zero. Secondo il comitato un trattamento meccanico biologico porterebbe vantaggi economici, sanitari e nella qualità di vita. Dopo la consegna della petizione con 3200 firmatari contro la costruzione dell'inceneritore nella nostra regione, la terza commissione consiliare ha ricevuto venerdì 27 marzo il comitato Rifiuti Zero Valle d’Aosta. Con alcuni membri del direttivo, il presidente Jean-Louis Aillon ha esposto i punti della petizione mettendo in risalto le criticità degli scenari proposti per la gestione dei rifiuti in Valle. Il Comitato ha poi proposto la propria alternativa, ovvero il trattamento meccanico biologico a valle di una raccolta differenziata al 65% (limiti imposti dalla legislazione italiana), comprendente la raccolta dell'umido.
Sono stati inoltre messi in evidenza i vantaggi economici, sanitari e di vita di esercizio della prevista discarica di Issogne che un trattamento meccanico biologico avrebbe rispetto al processo di incenerimento. Il Comitato si è detto soddisfatto per l'ampio dibattito ed ha nuovamente dato piena disponibilità a collaborare con l'amministrazione regionale per l’attuazione, nell’interesse dei cittadini, della scelta più adatta al contesto valdostano.di Denis Falconieri 30/03/2009
..................
http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=18817
Stoccaggio scorie nucleari: non le vuole nessuno nemmeno nella Francia atomica
LIVORNO. Quando in Italia si parla di nucleare i contrari vengono ormai accusati di soffrire della sindrome Nymby, mentre i moderni ed efficienti francesi ne sarebbero immuni e tutto avverrebbe oltralpe in maniera armoniosa e pacifica, con sindaci e popolazioni felici di ospitare le scorie sotto il loro giardino. A quanto pare non è proprio così: anche in Francia la realizzazione di nuovi siti per lo stoccaggio delle scorie nucleari (chiamati site d´enfouissement des déchets nucléaires faiblement radioactifs à vie longue - Favl) sembra essere ad un punto morto e il governo rimanda all’infinito l’annuncio dei nomi dei comuni candidati ad accoglierli, mentre sale l’opposizione nei centri potenzialmente interessati. Le scorie saranno anche debolmente radioattive, ma la durata della loro tossicità raggiunge perfino i tre milioni di anni, le Favl non possono essere stoccate con gli altri tipi di scorie nucleari e per ora restano confinate in costose infrastrutture nei siti industriali nei quali sono state prodotte. Si tratta di un problemino pesante almeno 60.000 tonnellate di scorie e di 23.000 tonnellate di grafite, al quale si deve dare una soluzione definitiva. L´Agence nationale pour la gestion des déchets radioactifs (Andra) prevedeva la realizzazione di un sito di stoccaggio alla profondità di circa 50 metri sotto terra, in uno strato argilloso, per una spesa prevista di 200 - 350 milioni di euro. Però anche in Francia nessuno sembra più volere questo costoso regalo. Nel giugno 2008 il governo francese aveva affidato all’Andra il compito di stilare una lista di comuni potenzialmente candidati, dopo uno studio geologico condotto insieme al Bureau de recherches géologiques et minières, l´Agenzia aveva individuato ben 3.115 municipalità alle quali è stato inviato un dossier informativo e di candidatura da restituire all’Andra. Il dossier garantiva una sostanziosa ricaduta economica per l’area che avrebbe avuto la fortuna di ospitare l’impianto nucleare, la creazione di posti di lavoro, il sovvenzionamento statale di infrastrutture… un po’ quello che secondo il nostro ministro Scajola farebbe accogliere con entusiasmo da molti comuni italiani che non vedrebbero l’ora di partecipare al nostro rinascimento nucleare. Purtroppo per Sarkozy e per Scajola, molti comuni non sembrano proprio interessati nonostante gadget, perline e regalie, e non hanno nemmeno risposto all’appello. Secondo il Collectif contre l´enfouissement des déchets nucléaires (Cedra) solo una quarantina di comuni si sarebbe detta disponibile a prendere in considerazione l’ipotesi. Il 24 dicembre 2008, l´Agenzia ha dato al ministero dell’ecologia la lista dei comuni selezionati per condurre studi geologici precisi, prima della designazione finale che dovrebbe avvenire nel 2010. Tutto a posto? No perché alla fine di gennaio la preoccupazione dei sindaci che si erano candidati è schizzata alle stelle quando un consigliere tecnico per il nucleare del ministero dell’ecologia ha spiegato che il loro parere sulla decisone finale del 2010 sarà puramente consultivo. Così Nicolas Lerouge, sindaco di Braux-Saint-Rémy, nella Marne, ha denunciato in una riunione al ministero «Il paradosso tra questa omertà e la promessa di trasparenza» ed oggi i suoi colleghi “disponibili” si sentono ingannati e presi in trappola e temono di non poter rifiutare più la realizzazione del sito delle scorie nucleari sul loro territorio. La rete "Sortir du nucléaire" dice che «Andra sta cercando di portare avanti il proprio progetto alle spalle della gente, in una totale mancanza di trasparenza. Tuttavia, consapevoli delle sfide, molti politici e molti comuni hanno già votato contro questo progetto». Infatti i sindaci, pressati dai loro cittadini, pensano ormai di aver fatto un passo falso e il portavoce del Cedra, Michel Marie, non li aiuta certo girando il coltello nella piaga e sottolineando che il ministro dell’ecologia «Jean-Louis Borloo aveva chiesto all´Andra di condurre questa ricerca dei siti in maniera esemplare e trasparente! Ora, ad oggi non sappiamo ancora chi sarà chi è il candidato». Nonostante questo i nomi e le cartine dei siti candidati ad ospitate le scorie nucleari circolano e finiscono addirittura sulle pagine dei giornali. Il Cedra denuncia «l´opacità con la quale è trattato il dossier. Perché lo Stato è molto in ritardo sul suo calendario, che prevedeva di rendere pubblica la lista dei comuni selezionati nel gennaio 2009. Il Collettif sta dandosi da fare nei dipartimenti dalla Meuse, di Lot, della Marne e dei Vosges, dove si troverebbero i comuni potenzialmente interessati ed organizza dibattiti pubblici ai quali l’Andra rifiuta regolarmente di partecipare. Michel Marie porta ad esempio quello che è successo a Soulaine, il centro di stoccaggio dell’Aube realizzato nel 1992: «Ci avevano promesso che non ci sarebbe stata nessuna perdita, e invece una fuga dal sito di compattazione è stata rilevata tre anni dopo l´apertura! Oggi sentiamo lo stesso discorso, ma chi ci dice che non succederà la stessa cosa?» Quanto alle eclatanti promesse economiche, ormai lo scetticismo regna sovrano: «Questo potrà essere sul breve periodo, ma che dire delle conseguenze di immagine per il comune e per la sua attrazione turistica?». Improvvisamente i sonnolenti Paesi che aspettavano senza troppi patemi il nucleare si sono svegliati e, Nimby o non Nimby, la mobilitazione crescente dei cittadini sta dando i suoi frutti e si sta amplificando a macchia d’olio, tanto che diversi sindaci hanno ritirato la loro candidatura per non perdere la poltrona. «Non dobbiamo metterle da qualche parte, dobbiamo fare qualcosa!», dice il Cedra. Ma il problema dello stoccaggio sparso dei Favl sta diventando troppo costoso anche per la sovvenzionatissima industria nucleare francese, ed anche se per Lerouge e Marie, sotterrare le scorie «Non è una soluzione perché una volta sepolte non torneranno indietro» e quindi chiedono di lasciarle in superficie «qualunque sia il costo» e di finanziare massicciamente la ricerca per arrivare a neutralizzare la loro radioattività. Peccato che la maggior parte dei fisici consideri questo oggi impossibile. Anche in Francia il dilemma delle scorie resta insoluto.
-------------
http://www.ecodicaserta.it/index.php/sportello-policoro/35-sportello-policoro/3701-caserta-in-gara-la-realizzazione-del-deposito-dei-rifiuti-radioattivi-a-sessa-aurunca
Caserta, in gara la realizzazione del deposito dei rifiuti radioattivi a Sessa Aurunca
SESSA AURUNCA (Caserta) – La problematica della gestione e dello smaltimento dei rifiuti radioattivi è la sfida con la quale tutto il Pianeta deve confrontarsi. Anche l’Italia, ad esempio, che ha spento le sue centrali 20 anni fa, deve fare i conti con i rifiuti radioattivi. Si è ipotizzato, nel 2003, a Scanzano Jonico, il progetto di un deposito di profondità, successivamente accantonato, anche perché non è stato mai stato valutato dall'Iaea,(l’Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica). I depositi di profondità, sembrano perciò una scelta inevitabile, perché anche se i tutti i reattori del mondo si fermassero domani, si dovrà trovare una sistemazione per le scorie che rimarranno radioattive per centinaia di migliaia di anni. L’Italia smaltisce i rifiuti radiattivi, soprattutto in Inghilterra, realizzando, invece, nel ns. territorio i depositi temporanei, affidati alla Sogin, società del Tesoro per la Gestione degli Impianti Nucleari; che con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale - 5a Serie Speciale - Contratti Pubblici n. 31 del 13-3-2009, rende noto l’avviso di gara, a procedura ristretta, con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, per i lavori di realizzazione di un deposito per lo stoccaggio temporaneo di rifiuti radioattivi (D1), nella Centrale nucleare del Garigliano, nel Comune di Sessa Aurunca. I depositi temporanei (Bagno di scorie) sono grandi piscine piene d'acqua che confinano le radiazioni delle barre di combustibile nucleare consumato, ancora altamente radioattive e vengono stoccate in attesa di venire riprocessate. L’importo presunto dell’appalto è di Euro 7.193.150,00, di cui 93.150,00 Euro per oneri della sicurezza. La durata dell’appalto è di 540 giorni naturali e consecutivi. La documentazione di gara è disponibile sul sito www.sogin.it. La domanda di partecipazione dovrà pervenire, a pena di esclusione, entro il 10 aprile 2009 (ore 12:00). Il Responsabile Acquisti, Appalti e Ciclo del Combustibile è l’Ing. Marco Del Lucchese.
Per ulteriori informazioni contattare Marco Castagnari, tel.: 06 83 04 04 35, fax: 06 83 04 04 73, e-mail: castagnari@sogin.it della SO.G.I.N. via Torino 6 - 00184 Roma.