RIFLESSIONE DI VIGILIAMO
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Mentre imperversano autorizzazioni per ampliamenti, raddoppi e nuovi impianti di rifiuti, il ruolo dei Comitati resta fondamentale per arginare lo scempio della Provincia jonica e per richiamare ai valori del bene comune gli amministratori
UNA RIFLESSIONE DI VIGILIAMO BASATA SU UN IMPEGNO ULTRADECENNALE
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato del 2007 che, dietro ricorso di Ecolevante, annullava la sentenza del Tar/Lecce del 2006 con cui veniva riconosciuta la illegittimità di tutti gli atti amministrativi rilasciati per la realizzazione del terzo lotto, Vigiliamo, che aveva presentato il ricorso al Tar, si poneva i seguenti inquietanti interrogativi. (1)
Anche in considerazione del fatto che, con una sentenza di solo pochi mesi prima, la stessa V Sezione del Consiglio di Stato, sia pure con una composizione in parte diversa, nell’interpretare il medesimo disposto normativo del PUTT/P, aveva affermato, su una questione identica, un principio esattamente contrario! (2)
Ed ecco gli interrogativi.
Quali sono allora i principi giuridici secondo i quali i vincoli del PUTT (Piano urbanistico territoriale tematico) in certi casi si applicano, in certi altri si interpretano?; fino a quale punto i cittadini possono ritenere “tutelata” una determinata zona, se vi vengono autorizzate discariche in base agli stessi principi secondo i quali dovrebbero essere vietate?; si può risanare con una discarica, invece che con un semplice riporto di materiali inerti come prevede la legge, un luogo compromesso dall’esistenza di una cava?; si può “risanare” una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e idrogeologico autorizzando una discarica per rifiuti speciali?
Ora a questi interrogativi se ne sono aggiunti di nuovi, altrettanto inquietanti.
Infatti a distanza di undici anni da quella sentenza del Consiglio di Stato, la Provincia, dopo un avviso di diniego, ha clamorosamente autorizzato il 5 aprile 2018, dietro richiesta dall’attuale gestore Linea ambiente-Lgh, l’ampliamento in altezza del terzo lotto, quasi del tutto esaurito, ignorando tutti i dinieghi espressi dagli attuali Sindaci di Grottaglie, San Marzano, Carosino, Francavilla Fontana, dai Comitati, da Asl e Arpa. (3)
E non considerando quanto era stato fatto emergere da sindaci e comitati nelle conferenze di servizi, cioè che il Consiglio di Stato, annullando la sentenza del Tar che al riguardo si era espresso in maniera opposta, aveva stabilito la possibilità di realizzare il terzo lotto in quanto il progetto era destinato “al risanamento e/o adeguata sistemazione ambientale finale congruente con la morfologia dei luoghi”. (pag. 9 sentenza Consiglio di Stato n.3191/07 del 4 maggio 2007)
Ma quale risanamento e/o adeguata sistemazione ambientale finale congruente con la morfologia dei luoghi si può realizzare con un ampliamento in altezza di 16 metri e con una volumetria ulteriore di 1.480.000 metri cubi, che si aggiungono in verticale ai precedenti 2.334.000 metri cubi?
Quale fiducia sarebbe da riporre in organi della Magistratura le cui sentenze sono in netta contrapposizione; nella Provincia che, ignorando fondati pareri negativi di Enti come Arpa e Asl, oltre che di cittadini, comitati e sindaci, concede una discutibilissima autorizzazione di ampliamento dopo un precedente avviso di diniego; e nella Regione che, dopo aver demandato nel 2006 alle Provincie questo tipo di autorizzazioni, non le ha mai revocate dopo che le stesse Provincie sono state abolite?
Quali sicurezze possono essere date ai cittadini riguardo alla richiesta di ampliamento della cava in contrada Amici, attigua al terzo lotto? Un progetto che prevede dimensioni allarmanti -pari in estensione a 47 campi di calcio, in volumetria a 7 colossei e per una profondità fino a 30 metri- ma presentata come “ampliamento” di una cava piccolissima e in disuso da anni, la cui originaria autorizzazione, tuttavia, essendo antecedente al piano regionale rifiuti, ne consentirebbe l’uso a discarica ?
Se la Richiesta è stata respinta nel 2010 dalla Regione, anche per le osservazioni di Vigiliamo, ed è stata ripresentata nel 2011, cosa c’è da aspettarsi dalla conclusione del suo iter autorizzativo?
Nuove discariche, ampliamenti e inceneritori nel triangolo Grottaglie-San Marzano, Lizzano, Statte-Massafra-Taranto stanno ricevendo attualmente tante allarmanti autorizzazioni che queste zone sembrano destinate ad una sorte irreversibile di distruzione e di morte, dovuta soprattutto alla inerzia o alla cattiva gestione del problema rifiuti da parte della Regione, incapace di far migliorare la situazione con opportuni provvedimenti legislativi, oltre che alle Amministrazioni comunali che hanno governato ininterrottamente Grottaglie dal 1993 al 2016.
E non tranquillizzano le recenti mozioni presentate dai consiglieri regionali sul poliedrico problema dei rifiuti.
Nè quella presentata dai consiglieri jonici e approvata dal Consiglio Regionale, con la quale si chiede che sia verificata la possibilità di impugnare l’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Taranto per il sopralzo del terzo lotto, senza tenere conto che la Regione nello stesso procedimento ha espresso parere favorevole di compatibilità paesaggistica. Infatti se la Regione si è già espressa favorevolmente come potrà proporre un ricorso ammissibile dinanzi al T.A.R.? Per la semplice e ovvia ragione che la Regione non può contestare un atto che già in sede amministrativa si è espresso nel senso da essa voluto.
E neppure tranquillizza la mozione presentata da alcuni consiglieri regionali con la quale si chiede che il “fattore di pressione” sia inserito nel nuovo piano regionale dei rifiuti. Il “fattore di pressione” è lo strumento legislativo che, misurato con determinati parametri, porrebbe un limite alle autorizzazioni di nuove discariche, agli inceneritori e ai loro ampliamenti in zone già sottoposte a grave pressione ambientale.
Non tranquillizza perché, come spiega la dott.ssa Brigitta D’Aulisa del comitato di Canosa contro l’ampliamento della discarica per rifiuti speciali: “il valore del Fattore di pressione è stabilito dalla Regione in base ai dati raccolti dalle varie provincie e comuni e quindi, non avendo una valenza puramente scientifica ma profondamente ‘politica’, potrebbe essere modulato per favorire le lobby dei rifiuti invece che bloccarle …”. (4)
E quindi non basta che il fattore di pressione sia inserito nel piano regionale rifiuti, bisogna che sia opportunamente regolamentato; non sia in sostituzione, ma a sostegno della riduzione, riuso, riciclo, raccolta, recupero dei rifiuti; e, soprattutto, non possa venir usato dalle lobby dei rifiuti come mezzo per nuove discariche e inceneritori da realizzare in zone già compromesse o addirittura non contaminate.
Pertanto i Sindaci, che solo negli ultimissimi anni sono contro nuove discariche, inceneritori e relativi ampliamenti, devono capire che alle azioni legali, agli eventuali sit-in, alla semplice trasmissione agli Enti competenti delle segnalazioni di puzze e varie irregolarità inviate da comitati e cittadini, è necessario che aggiungano: controlli mirati e certificati fatti eseguire dal Comune in autonomia, specialmente sulle matrici primarie; un dialogo continuo con i Comitati, non solo in occasione di conferenze di servizi o paventate autorizzazioni; la possibilità di una consulta specifica, dal momento che nel caso di discariche, cave e inceneritori i comitati da anni affrontano il problema e hanno dimostrato di avere una conoscenza approfondita delle varie problematiche.
La Presidenza della regione Puglia dal 2005, per quanto riguarda l’esperienza di Vigiliamo iniziata nel 2004, non ha mai affrontato radicalmente il problema rifiuti ma si è barcamenata tra inerzie e pessimi provvedimenti. La più colpevole inerzia è stata quella di ignorare l’allarme dato nel 2011 dall’allora assessore regionale all’ambiente sull’inquinamento delle falde acquifere dell’intera Puglia. (5)
Tra i provvedimenti, che si sono rivelati pessimi, o peggiori del male che volevano arginare, c’è il commissariamento della Regione, avviato da Vendola e ripreso da Emiliano, per il quale i rifiuti urbani possono circolare in tutta la regione invece che nell’ambito della sola provincia e convogliati verso le sole discariche per rifiuti speciali (delle 5 esistenti in Puglia) non sequestrate o esaurite, che sono quelle di Grottaglie e Statte.
I più dannosi per l’area jonica sono stati nel 2006 il provvedimento con cui si delega alle Provincie il rilascio delle autorizzazioni di discariche e inceneritori, delega mai ritirata nemmeno dopo l’abolizione delle provincie medesime; la chiusura immotivata nel 2016 del progetto Odortel, in funzione dal 2013, che “ha consentito, per la prima volta, di gestire in modo sistematico le lamentele di molestia olfattiva e di ottenere informazioni su entità e distribuzione del fenomeno odorigeno” (Arpa); la mancata modifica della legge regionale sulle emissioni odorigene, continuamente prorogata dal 2016; l’unificazione dei sei Ato (Ambito territoriale ottimale) provinciali in un unico Ato, che impedisce alle singole provincie di gestire autonomamente i propri rifiuti e obbliga la provincia jonica ad essere il terminale di smaltimento dei rifiuti dell’intera Puglia a causa della chiusura o dell’esaurimento delle discariche per rifiuti urbani di Lecce, Foggia, Bari, Bat.
I consiglieri regionali e i parlamentari, protagonisti sempre di una larga eco mediatica per ogni mozione o interpellanza o proposta di legge presentata, dovrebbero essere costantemente sensibili ai problemi generati dalla cattiva gestione dei rifiuti, e magari cercare il confronto con i Comitati non solamente nei momenti di maggiore crisi.
La provincia di Taranto, prima e dopo la soppressione delle Provincie, si è distinta sempre per la solerzia nel rilasciare autorizzazioni per discariche, inceneritori e relativi ampliamenti, fino allo scandalo della restituzione delle fideiussioni, depositate per la discarica Vergine che attualmente è sotto sequestro e sotto processo per disastro ambientale.
Per tutto questo, nella attuale situazione in cui si trova la Puglia, e in particolare la provincia di Taranto, è estremamente importante il ruolo dei comitati che da anni denunciano abusi, propongono soluzioni, producono e diffondono dati allarmanti e sempre più gravi sulla salute dei cittadini che vivono tra Grottaglie, San Marzano, Lizzano, Statte, Massafra e Comuni vicini.
Ma i comitati locali, solo continuando incessantemente ad approfondire il problema discariche-inceneritori-ampliamenti sotto l’aspetto legale, sociale, economico, sanitario e ambientale e, soprattutto agendo in sinergia tra loro e con altri comitati attivi a livello regionale e nazionale, potranno riuscire a incidere non solo a livello locale, ma anche regionale e nazionale, pur continuando ad interloquire con le Amministrazioni ma conservando la propria totale autonomia. E soprattutto promuovendo costantemente dal basso una cultura ambientale di alto profilo.
I comitati locali contro il proliferare di discariche e inceneritori lo sanno da tempo che la loro è una strada in salita. Ma sanno anche che la difesa della salute e dell’ambiente esprime il dovere della più grande responsabilità verso le generazioni future.
Etta Ragusa, coordinatrice del comitato Vigiliamo per la discarica attivo dal 2004
1-sentenza del Tar/Lecce e sentenza Consiglio di Stato: http://www.vigiliamoperladiscarica.it/public/Sentenza.pdf ; http://www.vigiliamoperladiscarica.it/constato2.pdf 2- commento alle sentenze del Consiglio di Stato: http://www.vigiliamoperladiscarica.it/VIGILIAMo_plus/articolo.php?subaction=showfull&id=1183835686&archive=&start_from=&ucat=5& 3- determina dirigenziale della Provincia con cui si autorizza il sopralzo https://doc-00-0o-docs.googleusercontent.com/docs/securesc/ha0ro937gcuc7l7deffksulhg5h7mbp1/fj99r5kevaom2deqomgcr06bfijidaqb/1525075200000/13847684359265924845/*/1LlZQKY1iNzW8Z0hy-87z1PwM50lybXgX?e=download 4- Brigitta D’Aulisa, fattore di pressione: https://www.terredelvescovado.it/arte-e-cultura/santuario-della-madonna-delle-rose/ 5- “In Puglia le falde idriche sono AVVELENATE! È la Regione Puglia a dirlo !” https://www.youtube.com/watch?v=JrqLuh1Wqw4 |
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